La Proposta di Gesù

Ultima conferenza di Padre Juan Mateos S.J.

Cordoba, marzo 2001

Cominciamo con un tema molto bello, quello della comunità di Gesù.

Dai tempi del catechismo ci dicevano sempre che Gesù era venuto al mondo per salvare le nostre anime, tuttavia, se uno legge il Vangelo, vede che non è così. Per salvare le nostre anime cioè per passare ad una vita dopo la morte non c'è bisogno di essere cristiano.

C'è un giudeo che domanda a Gesù: "che debbo fare per guadagnare la vita eterna?". Gesù gli risponde: "osserva i comandamenti" e dei comandamenti soltanto quelli etici, quelli che si riferiscono al prossimo in modo che con una condotta etica l'uomo passa la frontiera della morte.

Ma per questo si può essere cristiano, mussulmano, giudeo, induista ο animista perché quell'uomo che si dà agli altri, che si dona al prossimo, ha assicurata la vita futura; è una base minima ma è già qualcosa, tuttavia Gesù non viene per questo ma per qualcosa di più.

Che cos'è questo qualcosa di più? Viene a creare ο a cominciare una società nuova.

Il male dell'uomo non sta solo dentro di lui ma nella società che lo circonda. Questa società lo ostacola e lo priva della libertà, in molti casi lo opprime e a volte perfino lo spoglia della stessa vita. Perciò in una società, non parlo della nostra, adesso, dove si sta abbastanza meglio che al tempo di Gesù, questo dobbiamo dirlo ma in generale, tutta la società antica era dispotica e per la quasi totalità si verificava questa situazione.

Gesù nasce e vive in una società molto ingiusta, la società giudaica, che come altre di quel tempo conoscevano soltanto due classi sociali: quella dei ricchissimi e l'altra che era dei molto poveri, non c'era una classe intermedia. In questa società, naturalmente, la gente soffriva molto, pativa la fame, mancava di libertà e vi era un forte controllo di polizia.

Vi erano insurrezioni che affogavano nel sangue. Era una situazione bruttissima ma a parte questo caso estremo di quella società, il fatto è che anche nella nostra, la persona non si sviluppa, non si realizza.

Fate attenzione, se Dio è creatore, il successo è che la sua creatura giunga al suo pieno sviluppo.

Ad esempio, se abbiamo una pianta e seminiamo delle rose, non saremmo contenti che queste marciscano a metà del cammino, desideriamo invece che il roseto giunga al pieno sviluppo, che produca delle belle rose, sennò abbiamo fallito.

Ebbene, noi siamo le creature di Dio e se Lui vede che la sua creatura non

giunge allo sviluppo che potrebbe avere, sarebbe un fallimento del Creatore. D'altra parte chiamiamo Dio anche Padre, e Lui vuole esserlo a tutti gli effetti, allora per un padre il fatto che i suoi figli restino ammalati e indeboliti costituisce un fallimento tremendo.

Gesù vuole che qualche cosa cambi in questa società che impedisce lo sviluppo dell'essere umano. Dunque il progetto di Gesù, la sua missione è comunicare e porre il fondamento di una nuova società in cui gli esseri umani possano essere liberi, svilupparsi, essere solidali, amarsi ed essere creativi, essere allegri e felici e giungere, ciascuno alla sua maniera, alla pienezza, alla realizzazione di tutte le potenzialità che ha dentro.

Perciò il proposito di Gesù è creare una società alternativa, differente, adulta, gradevole, una società umana, fraterna, completamente diversa da quella in cui stiamo vivendo e questo, è quello che in linguaggio teologico si chiama il "regno di Dio". Perciò il regno di Dio, frase che usano gli evangelisti, è una società alternativa, differente.

Questo è il significato della comunità di Gesù.

Qualcuno ironicamente disse: "Gesù annunziò il regno di Dio invece venne la chiesa!". In ciò avevano una qualche ragione!

La comunità di Gesù sarebbe il principio, il germe del regno di Dio, della società nuova; ma Gesù non viene a creare una società nuova perché una società nasce e si sviluppa per evoluzione e cambia poco a poco.

Egli non può dire: questa mattina cambia la società, ciò non ha senso, perciò Egli comincia da un piccolo gruppo. Non si limita a proporre l'ideale della società nuova ma desidera che essa cominci a realizzarsi e si realizzi in un piccolo gruppo.

Questo gruppo estenderà il suo ideale perché altri vadano ad aggiungersi a questa comunità.

Gli evangelisti chiamano Gesù il Messia, questa è una parola ebraica che significa l'Unto, in greco si dice "Cristo" che è la traduzione di Messia. L'Unto, il Messia, si considerava il Salvatore che Dio inviava per salvare l'umanità.

C'era un messia nella cultura giudaica che era definito figlio di David. Figlio in quella cultura, significa colui che nasce ο discende da qualcuno al quale assomiglia e si comporta come colui che chiama padre. Quindi il figlio di David, il Messia, sarebbe un re con le stesse caratteristiche di David; un re violento, un conquistatore, un re che impone il suo governo.

Ma gli evangelisti distinguono un altro Messia che è figlio di Dio e non di David. Allora il Messia figlio di Dio è colui che assomiglia a Dio e Dio è l'Amore, è Amore incondizionato e pertanto esclude ogni violenza.

Il Messia figlio di Dio non impone il suo governo: è questo il Messia che annunciano i Vangeli, il Salvatore!

Ma cosa significa Salvatore? Questa è una parola tanto usata e tanto logorata e deriva da salvezza.

Attenti!: Salvezza vuol dire Vita, né più né meno che Vita.

Quindi salvare gli uomini in questo mondo significa lasciare che giungano alla pienezza di vita e salvare gli uomini per il futuro significherebbe dar loro una vita che supera la morte. Quindi Gesù viene a salvare che vuol dire:

a dar vita, a dar vita,

a dar vita a quelli che vivono come morti in vita.

Questa è la prima cosa! Togliere gli uomini dalla mediocrità che è mancanza di vita.

Pensate quanto è diffusa questa nella nostra cultura, nella nostra nazione ricca e potente: la mediocrità dove tutti si conformano col niente, con il non crescere.

Molta gente si dedica alla futilità, alla frivolezza, alla stupidità.

La gente non matura come esseri umani: questo è mancanza di vita.

Per questo Gesù è il Salvatore, è colui che dà vita, che porta questo mondo alla pienezza e nel futuro alla condizione divina.

Poiché la fede non può essere imposta, come nasce la fede in Gesù?

Può nascere dall'incontro dell'inquietudine di una persona e dalle sue aspirazioni come tali, con la persona ed il programma di Gesù.

La gente non inquieta, installata (sistemata ο arrivata), sicura, non cerca niente, non cerca Gesù.

Ma colui che sente che ha ricevuto un insegnamento religioso che però non lo riempie, che non lo soddisfa, che non lo realizza che anzi lo rende triste, allora cerca un'altra cosa e aspira a questa pienezza, a questa libertà, a questa allegria di vivere.

Allora si incontra con Gesù, con la persona

Gesù, l’uomo libero, l’uomo pieno, l’uomo maturo, il modello di uomo,

con il Suo programma che è precisamente questo: portare la persona a questa pienezza, soddisfacendo ogni sua aspirazione; allora viene la fede.

La fede non è un dono del cielo, se così fosse, Dio starebbe discriminando, ad alcuni la darebbe e ad altri no, ossia Egli salverebbe uno e condannerebbe l'altro per puro suo arbitrio?!

Questo è inammissibile!

La fede non è un dono del cielo; è un atto di adesione personale e libero a Gesù. È un atto nostro ma prima di averla devi conoscere Gesù se no non la puoi dare questa adesione.

Naturalmente parlo sempre della persona inquieta, della persona che cerca e allora (questa persona) incontra e conosce Gesù e la sua proposta per il genere umano e dice: "questo è ciò che fa per me, Gesù io sto con te, dalla tua parte. Voglio essere dei tuoi, aiutami ad esserlo!".

Così abbiamo la fede! Fede è un atto libero, personale, una opzione alla persona di Gesù e al suo programma.

Per questo, quelli che non conoscono Gesù, non possono averla. C'è molta fede nel mondo.

In fondo la fede è una risposta ad una interpellazione divina, chiamiamola divina, in generale, perché di interpellazioni divine ce ne sono state molte nella storia, evidentemente il popolo giudeo ebbe una interpellazione divina cristallizzata nelle sue scritture.

Chiaramente il popolo semita, quello mussulmano (gli arabi) ebbero una interpellazione divina attraverso Maometto e hanno risposto a questa chiamata.

Quindi la fede è una risposta ad una interpellazione. La qualità di codesta fede dipende dalla qualità di questa interpellazione, chiaro!

Noi crediamo che l'interpellazione piena, pura, limpida di Dio ci è stata data in Gesù perché Egli è l'unico che ha potuto captare quello che è Dio pienamente, senza nessuna deformazione, senza alcun filtro culturale.

Ci furono nell'antico testamento uomini che ebbero delle ispirazioni divine ma erano condizionati da una cultura e nell'esporla (l'ispirazione) la mescolavano con la cultura che avevano e pertanto la deformavano. Per questo bisogna distinguere quale era il punto dove il profeta deformava l'intuizione che aveva avuto.

Così per esempio, troviamo in Isaia, profeta di prima qualità, che "tutti i popoli saliranno a Gerusalemme" per apprendere la legge del Signore.

Questo è una cosa buona, quando dice che Dio s'interessa di tutti i popoli del mondo e non solo d'Israele, però che per salvarsi ο conoscere Dio dobbiamo andare a Gerusalemme, qui si è sbagliato.

Questa legge era culturale, nata in un popolo determinato ed in circostanze precise ed era caduca, perché era una legge di un popolo primitivo, perciò qui si sbaglia.

Nell'intuizione del profeta c'è un elemento aggiunto che appartiene alla sua cultura pertanto filtra il messaggio che poi non esce tanto limpido come l'aveva ricevuto.

Lo stesso succede con il profeta Ezechiele, al cap. 10, per quanto riguarda la costruzione del futuro tempio; egli scrive dalla Mesopotamia, dall'esilio, il tempio era stato distrutto e scrive sulla ricostruzione del futuro tempio. Cosa di cui Gesù dice che "non resterà pietra su pietra".

Sono illusioni, nient'altro che illusioni.

Un altro profeta parla del messia figlio di David e dice che restaurerà la gloria d'Israele mediante la violenza e la conquista e sottometterà i popoli pagani: il profeta si è sbagliato.

Che Dio vuole salvare Israele e il mondo per mezzo del messia è vero, ma che questo messia agisca in questo modo è falso.

Non neghiamo che molte religioni esistenti abbiano ispirazioni ed intuizioni che realmente corrispondano a quello che è Dio, però neppure possiamo negare, come nel caso dei profeti dell'antico testamento, che in queste vi siano molti condizionamenti culturali.

Talvolta c'è addirittura nel popolo oppresso un desiderio di rivincita che fa proiettare in Dio quello che non è Dio.

Parlavamo della salvezza: Gesù ha questo titolo che è "il figlio dell'uomo".

Il figlio dell’uomo è una espressione semitica che significa individuo umano è un modo di dire l'uomo, un vero uomo ma il figlio dell’uomo con l'articolo (non vado a spiegare tutta la genesi dell'espressione), è il modello d'uomo, è l'uomo nella sua pienezza, è l’uomo Dio.

Questo significa figlio dell’uomo.

Quindi con l'espressione, figlio dell'uomo, si indica di Gesù la sua origine umana e con l'espressione, Figlio di Dio, si indica la sua origine divina.

Egli rappresenta il meglio dell'uomo nella sua pienezza e rappresenta quello

che è Dio. In lui c'è l'una e l'altra cosa , in lui possiamo conoscere ciò che significa Dio, l'amore di Dio espresso in Gesù e quale è il progetto di Dio sull'uomo di elevarlo cioè fino alla condizione divina.

Questo è quel Gesù al quale noi possiamo dare l'adesione.

L'adesione nel Vangelo si esprime in diversi modi.

Essere con Gesù, come dice Marco, significa dare l'adesione piena e incondizionata alla sua persona e al suo messaggio: "io voglio stare con te Signore". Poi vi è un'altra metafora che è:

Seguire Gesù che pure si usa e significa mantenere la vicinanza mediante un movimento subordinato al suo, per cui mi mantengo vicino a questa persona ο

mi muovo secondo dove egli va.

Questo perché si considera Gesù come un pioniere, in quanto apre un cammino e allora noi andiamo dietro lui. È una metafora che indica la sequela, l'adesione a Gesù e la pratica.

Allora Gesù non fonda una società nuova, desidera porne il fondamento e quindi comincia con il costituire un gruppo di persone dove i principi ed il modo di comportarsi si facciano visibili.

Egli non parla solamente di teoria ma vuole che questo nuovo modo di essere società, si incarni già in un gruppo umano perché cominci a vedersi la nuova possibilità.

E quali sono le caratteristiche di una nuova società?

In primo luogo Gesù pone come condizione indispensabile per tutta la società nuova e lo sviluppo personale dell'uomo, la libertà, parola sacra per la nostra epoca.

Se l'uomo non è libero non può realizzarsi e se non può svilupparsi non può essere né persona né società nuova.

Che significa essere liberi?

Significa che non c'è nessuno che diriga la mia vita, che io sono il padrone della mia vita, questo è essere liberi.

Io non debbo subordinare il mio modo di disporre , di vivere al parere di nessuno.

Dico subordinare, perché altra cosa è che io non possa consultarmi, che io

non possa accettare consigli, che non possa confrontarmi con altre persone ma nel fondo io sono il responsabile, non solo il padrone, ma il responsabile della mia vita; se non c'è questa libertà non c'è possibilità di crescita, di sviluppo umano.

Notiamo anche che ci sono due categorie di libertà: c'è

una libertà da e una libertà per.

Libertà da: io sono libero dalle catene, sono libero dai pregiudizi, essere liberi da qualcosa; si tratta di essere liberi dai mali che prima mi affliggevano.

E ora sciolto e libero che cosa faccio? Non posso fermarmi qui allora necessito di una libertà per: perché sono libero? Qui è importante per Gesù compiere un altro passo: è necessario liberarsi da catene, ma quali catene?

Le catene sono le ideologie, le idee che ci hanno messo nella testa e questo è quello che ci impedisce di essere noi stessi, che ci impedisce di pensare, di riflettere, di arrivare da noi stessi.

Le ideologie sono mortali e quello che precisamente combatte Gesù è l'ideologia religiosa giudaica che fa apparire Dio come il Dio della legge, il Dio che esige, che impone un comandamento, un precetto, un costume, un rito, un culto, e tutto ciò è imposto e allora l'uomo non ha altro rimedio che rinunciare a pensare a tutto questo: a Dio tocca comandare, all'uomo ubbidire.

Gesù non ammette ciò in assoluto, vedete c'è una enorme differenza tra il vecchio testamento e il nuovo cioè il Vangelo.

Nel vecchio testamento l'uomo deve ubbidire a Dio mentre nel nuovo testamento l'uomo non deve ubbidire ma assomigliare a Dio.

Nell'antico testamento l'uomo è servo e il servo abbassa la testa e ubbidisce; nel nuovo testamento è figlio e il figlio non ubbidisce al Padre ma per amore verso il Padre, fa ciò che a Lui piace perché il suo proposito, il suo ideale, è quello di assomigliare al Padre; ma in che cosa si assomiglia?

Si assomiglia nell'AMORE!

Di Dio non sappiamo quasi nulla, questa realtà che chiamiamo Dio è totalmente sconosciuta.

È una realtà di un ordine tanto diverso perché noi viviamo in un mondo di sensazioni, di sensi, di tempo, di spazio; tutto questo è il nostro modo di percepire una realtà che è completamente differente.

Esiste però un altro piano di realtà che non possiamo immaginare: lì sta Dio.

L'unica cosa che conosciamo di Dio, di codesta entità diciamo infinita, immensa, incredibile ecc… è che la sua relazione con gli esseri umani è una relazione di amore, questa è l'unica cosa chiara e certa per questo il nome che gli si applica è PADRE.

Padre è colui che per amore comunica la sua propria vita. Questa Entità grandissima (tremenda) che non possiamo conoscere né immaginare, questa sua relazione con gli esseri umani è quella che per amore comunica loro, non una vita in generale ma la sua stessa vita: allora abbiamo la libertà.

Ma l'uomo deve essere libero per fare cosa?

Libero per comunicare vita come il Padre!

La nostra missione nel mondo si può sintetizzare in varie maniere, una di queste è: cosa debbo fare io nel mondo?

Comunicare vita agli altri e vita significa libertà, significa allegria, significa pace, amore, solidarietà significa ciò che di meglio si creda.

Tutto il bene che possiamo immaginare, la felicità ecc.. Va incluso nel comunicare vita.

La nostra missione nel mondo è fare felici tutti quelli che ci circondano, a tutti quelli che possiamo, interessarci a tutti, quelli che possiamo servire, non creare mai divisioni tra le persone, al contrario creare condizioni di convivenza umana.

Questo è comunicare vita intorno a noi.

Questa è la missione della libertà, non si tratta di una libertà banale che non sa cosa fare di se stessa, questa non vale nulla perché una libertà così può essere solo distruttiva mentre quella vera è una libertà per – al servizio,

per comunicare vita, che è comunicare amore perché vita e amore sono equivalenti e l'amore è l'attività della vita, l’amore produce la vita.

Perciò diciamo che Gesù libera dalle ideologie e noi spesso ne abbiamo una zavorra.

Tante cose ci hanno messo in testa, ci ricordiamo di quando dovevamo fare la comunione alla mattina e non si poteva bere né mangiare dalla mezzanotte e se non lo osservavi eri in peccato mortale e per quella stupidaggine andavi all'inferno, tutto questo è stato soppresso.

Poi vi era il digiunare per alcuni giorni, anche questo è stato soppresso e tante altre cose come ad esempio se un laico toccava il calice ο un'ostia era peccato mortale. E oggi invece può distribuire la comunione nelle case; altra stupidaggine che è terminata.

Purtroppo queste cose ancora ci sono rimaste dentro e ci paralizzano perché ci hanno detto: "tu non puoi pensare, tutto è già definito, tutto è già stato pensato, tutto è già stato deciso, non ti è lecito pensare sulla tal cosa e sulla tale altra cosa".

Altre volte ci dicevano: "questo non lo puoi fare, la tua condotta deve essere così, perché noi abbiamo già definito quello che deve essere il tuo modo di pregare".

Tutto questo è una zavorra tremenda che ci impedisce di essere persone, essere padroni di noi stessi, liberi, perché essere padroni della propria vita, significa che ho la possibilità di pensare e la possibilità di agire in maniera conforme al mio proprio criterio che sono venuto maturando; un criterio che si basa in questo amore per gli altri che è la base di ogni condotta per me che voglio seguire Gesù, che voglio comunicare vita.

Davanti ad una circostanza ben precisa, penserò se debbo fare una cosa ο un'altra, in funzione delle circostanze e nessuno mi deve dire quello che devo fare, nessuno può dirigere la mia condotta altrimenti non sono libero.

Questo non vuol dire che sono temerario, se c'è un problema difficile è naturale andare da una persona saggia, amica, per ascoltare un consiglio però, dopo, la decisione finale è mia.

A proposito della libertà è curioso che i Vangeli presentino Gesù che mangia con i discepoli, sdraiati a tavola: questa è una usanza greca che passò nella cultura ebraica.

Mangiare sdraiati sui divani era proprio degli uomini liberi perché mai un servo ο uno schiavo potevano mangiare sdraiati. Gesù sempre mangiava a tavola sdraiato con i suoi discepoli cioè con un atteggiamento da uomini liberi.

Perfino nella cultura ebraica si verificava questo, infatti la notte di Pasqua
nella quale commemoravano la liberazione dall'Egitto, si mangiava sdraiati
(seduti), la cena si faceva da seduti perché quella liberazione aveva fatto dei
giudei uomini liberi.

Questo è uno dei segnali con cui l'evangelista ci indica che Gesù la prima cosa che dà, è la libertà.

Un'altra caratteristica della comunità cristiana è l'uguaglianza ma che
significa questa parola?

Significa che nessuno è subordinato ad alcuno, lo dice il Signore molto chiaramente: "voi sapete che i re della terra dominano i loro sudditi e che i capi li schiavizzano ma tra di voi niente di tutto questo" continua Gesù "colui che vuole essere il primo, si faccia servitore di tutti. Colui che vuole essere grande, si faccia servo di tutti".

Per questo nella comunità di Gesù non si tollerano gerarchie, aristocrazie, quindi vi è l'uguaglianza totale creata dal mutuo servizio, tutti al servizio di tutti e questo crea uguaglianza nella comunità cristiana.

Naturalmente l'uguaglianza sta in questo punto: nessuno ha il diritto di imporre, di dirigere la mia vita, nessuno ha diritto di essere superiore e al quale io debba sottomettermi. Questa è l'uguaglianza! Dopo viene la reale diversità poiché tutti siamo differenti, dal momento che non abbiamo la stessa età, né lo stesso sesso, né la stessa esperienza, lo stesso titolo di studio, né il medesimo talento.

Vedete la disuguaglianza è totale, ma anche se diversi, non acconsentiremmo mai che vi sia qualcuno che ci imponga la sua volontà, perché proprio questa disuguaglianza è la ricchezza dell'umanità e pertanto è anche la ricchezza della comunità cristiana: quella che si chiama il carisma.

Dentro una comunità, soprattutto se è numerosa, ci deve essere un'organizzazione che non è affatto autoritaria però tuttavia, per essere efficace, deve organizzarsi per fare ciò che vi è da fare.

Allora viene il carisma che è un dono naturale, potenziato dallo Spirito e che si mette al servizio degli altri.

Per esempio può esserci il carisma dell'apostolo: l'apostolo è una persona che ha una grande facilità di trattare con la gente, che attrae molto con la sua capacità di formare un gruppo e questa persona, se pone questa sua qualità alla missione di Gesù, di comunicare vita agli altri, crea comunità e questi è l’apostolo: un dono naturale potenziato dallo Spirito e posto al servizio della missione.


     Poi viene il Profeta: possiamo dire che il profeta è quello che ha il dono di pescare ciò che c'è nell'ambiente, d'intuire quello che sta tra le righe e allora questa persona, con codesta intuizione naturale, si pone al servizio della missione, della comunità e così abbiamo il profeta.

Si applica la stessa cosa per chi è capace di curare gli infermi, per chi è capace di educare i bambini e tante altre qualità.

Sono tutti carismi distinti che, in un momento preciso, serviranno perché la comunità funzioni come si deve.

Pertanto abbiamo l'uguaglianza per cui nessuno sta al di sopra degli altri, come abbiamo già detto perché nel Nuovo Testamento nemmeno Dio si mette al di sopra dell'uomo; non dobbiamo ubbidire a Dio ma assomigliare a Lui. Questo, Gesù lo dimostra nella lavanda dei piedi che appare nel Vangelo di Giovanni.

Lavare i piedi era un servizio che si faceva al padre di famiglia, a una persona importante, con deferenza. Ciò si faceva sempre ad un uomo libero dal momento che mai si lavavano i piedi ad uno schiavo ma ad un signore distinto.

Allora Gesù che è il Signore, cioè l'uomo libero per eccellenza, non è il Signore perché ha sudditi sotto di se, è il Signore perché non ha nessuno sopra di sè.

Quindi Gesù il Signore si cinge la cintura e lava i piedi ai discepoli; ossia fa i suoi discepoli signori: dà loro la categoria di Signori perché ora essi, grazie a Gesù, hanno qualcuno che lava loro i piedi, si pone alla loro altezza.

Il proposito di Gesù è l'uguaglianza, porre i discepoli alla sua altezza. Gesù è la presenza del Padre nel mondo e se Gesù si pone ai piedi dei discepoli significa che Dio è al servizio degli uomini, proprio come fa Gesù, per alzarlo alla sua stessa statura, per portarlo alla sua piena realizzazione.

Quindi Dio non s'impone all'uomo e questo toglie tutte le concezioni che
abbiamo di Dio.

 

Non c'è una religione in cui Dio non sia apparso come l'Onnipotente. La caratteristica principale di Dio era il potere e Gesù ci dice che questo è falso.

La caratteristica principale di Dio è il suo amore. Egli si pone al servizio dell'uomo per innalzarlo, non s'impone all'uomo.

Con questo scompare ogni giustificazione alla tirannia di questo mondo che si era sempre ispirata all'immagine del Dio potente.

Vedete, l'imperatore bizantino si chiamava il Vicario di Dio, perché?

Perché se Dio è l'onnipotente, colui che domina il cielo e la terra, allora l'imperatore è il suo rappresentante più vero; egli ha diritto di vita e di morte su i suoi sudditi.

Egli domina la terra come Dio il cielo. Ecco perché era considerato il Vicario di Dio.

Questa è la falsa idea di Dio, anzi la falsissima idea!

Quando Gesù si inginocchia per lavare i piedi ai discepoli, tira in basso ogni potere di questo mondo. Non c'è nessuna giustificazione perché un potere possa permettersi di dominare e di soffocare gli uomini.

Tutti i poteri invocavano in un modo ο nell'altro la falsa immagine di Dio.

Si consacravano i re e gli imperatori, la chiesa li consacrava dicendo: "il tuo potere discende da Dio", no, no, no! Falso completamente falso!!!

Pertanto non possiamo permettere poteri dominatori che sottomettono l'uomo! Questo non si può ammettere mai!

Questa è la grande rivoluzione che c’è dentro il messaggio di Gesù!

 

Voglio dare un'altra caratteristica della comunità: la comunità è solidale! È una comunità di uomini liberi, di uguali e solidali.

Vedete, la radice dell'ingiustizia sociale risiede nella grande ambizione umana che è ambizione di denaro, di prestigio e di potere.

L'ambizione di denaro provoca l'accumulo che rende gli altri dipendenti da colui che accumula e a causa di ciò si perde la libertà e l'uguaglianza.

L'ambizione di prestigio la conosciamo, e conosciamo le ristrettezze, con le scomodità e le gravi difficoltà che provoca!

Questo chiaramente non può essere. Gesù desidera la piena realizzazione umana e quindi non può essere questa la strada.

Che cosa vuol dire la Beatitudine?

Questa è una occasione per un tema abbastanza dibattuto e oscuro.

Vedete a quell'epoca, quella società così profondamente ingiusta, aveva due classi sociali: i ricchi e i miserabili.

Il discepolo di Gesù deve schierarsi, con chi si deve allineare, con i ricchi che producono ingiustizia ο con gli altri che sono quelli che la subiscono? Non c'era un termine medio, Gesù dice: "guarda, se devi schierarti, devi allinearti con quelli che soffrono e non con quelli che la povertà la producono".

Però le Beatitudini vanno più in là, Gesù sta dicendo: guardate se per non essere complici dell'ingiustizia ci fosse bisogno di diventare poveri e non accumulare, questo conta più di ogni altra cosa perché la Beatitudine è una incompatibilità del cristiano con l'ingiustizia e se, in un caso estremo, per essere fedele alla giustizia, per non essere complice del sistema ingiusto, ci fosse bisogno di sopportare il male (persecuzione), ebbene lo accetterò.

Questo naturalmente è un caso estremo, non è quello che Gesù chiede per tutti.

Così si comprende la prima Beatitudine: quelli che scelgono di essere poveri nel contesto dell'ingiustizia sociale.

Quelli che sono disposti ad essere poveri, parola che in greco ha un significato molto forte e indica "indigente", questi dicevo, non intendono porsi dalla parte dell'ingiustizia.

Per questo nella comunità cristiana, Gesù lo spiega dopo, significa non accumulare tesori sulla terra, moderare l'ambizione del denaro che crea sempre l'ingiustizia perché quando si accumula vuol dire che si toglie all'altro, perlomeno nella generalità dei casi.

Questo accumulo irresponsabile, insaziabile di denaro sta impoverendo la gente pertanto non accumulate tesori sulla terra, abbiate un giusto benessere e non aspirate ad averne sempre di più.

Siate generosi perché la generosità (che è splendore) dà valore alla persona, se sei taccagno (avaro) tutta la persona è miserabile (spregevole), non vale niente.

Allora, la caratteristica della povertà chiamata cristiana, consiste nel non avere l'ambizione di accumulare denaro ma anche di essere generoso e solidale con gli altri.

Questa solidarietà è quella che va alleviando e fa cessare la miseria degli altri e con questo che dirò termino.

Nell'episodio della moltiplicazione dei pani che io chiamo la (spartizione ο condivisione) è un episodio ideale, senza dubbio creato dall'evangelista per esprimere e giustificare questa realtà.

Gesù dice alla folla di sdraiarsi (sedersi) per terra.

Una moltitudine misera, povera ma per prima cosa, che si sieda a terra ossia adotti il portamento degli uomini liberi e seconda cosa, che si dispongano in gruppi.

Il gruppo è una struttura informale senza un numero stabilito, senza un presidente; è un gruppo di uguali.

Terza cosa, Gesù spezza e distribuisce i pani, tutto quello che il gruppo dei discepoli avevano lo distribuiscono. Si indica simbolicamente che avevano cinque pani e due pesci e tutti mangiano fino a saziarsi, che vuol dire?

Il condividere crea l'abbondanza.

Raccolgono 12 ceste di avanzi; 12 è il numero d'Israele.

Se c'è solidarietà e se condividi quello che hai si risolve il problema della fame in Israele.

Quindi caratteristica della comunità è la solidarietà che si realizza nel condividere. E condividere, insegna a condividere, un modo con cui questo si propaga è che dà esempio perché altri seguano lo stesso esempio e con questa condivisione riusciremo ad eliminare la povertà nel mondo e con ciò credo di aver concluso la conferenza.

 

seguono alcune domande

DOMANDA: La salvezza che porta Gesù si basa su una nuova società, basata sull'uguaglianza, libertà e solidarietà. In realtà a livello tangibile oggi dove si trova questa società nuova, dove si vivono già questi valori?

RISPOSTA: grazie, ha detto però una frase che non è del tutto esatta, che la salvezza di Gesù si basa sulla comunità; no, c'è una salvezza personale e un'altra comunitaria.

Ogni persona va maturando ed acquisendo la propria pienezza e questa è la salvezza individuale e dopo la comunità come tale è quella che cerca di creare questo Regno di Dio, questa società nuova e di propagare la Vita.

La domanda era dove si trova questa società nuova? È lo stesso che mi domando io!(seguono risate).

Però, vedete, se non potete raggiungere l'ideale, perlomeno, possiamo cominciare a fare i primi passi.

Abbiamo detto prima, creare condizioni di convivenza umana, cercando di migliorare i rapporti con le persone, creare la pace, la comprensione, la concordia, questo anche se non arriviamo alla comunità ideale è già stare dentro l'ambito del Vangelo.


DOMANDA: Guardando la storia passata, come possiamo articolare questo progetto di uguaglianza, questo atteggiamento spirituale nel senso più ampio del termine in rapporto agli ultimi 30 anni trascorsi dal nostro Stato in Spagna dove non c'era la condivisione, la solidarietà e non c'era una giustizia?

RISPOSTA: Non c'è giustificazione alcuna, credo che sia inutile riaprire una ferita, tutti sappiamo che vi era una gerarchia che alzava il braccio come abbiamo visto in fotografia, dicendo: viva Franco, è chiaro che non hanno nessuna giustificazione, sono cose vergognose che per paura, per interesse ο per quello che sia, perseguì questo.

Quindi la struttura ecclesiastica dovrebbe ripensare a tutto questo.

Una delle caratteristiche di Gesù è che non segnala nessun modo concreto di organizzazione delle sue comunità nel futuro, lascia alla comunità, secondo la cultura, che si organizzi nel modo più efficace per la missione: questa è l'unica cosa che importa.

La comunità cristiana non vive per se stessa ma per propagare questa esperienza e questa Vita nel mondo.

Pertanto come si organizza la comunità?

Nel modo più efficace per la missione; però è accaduto molto presto che vennero ordini, istituzioni nell'ordine ecclesiastico.

Ne parla Tertulliano nel secolo secondo e terzo: esistevano due ordini romani, l'ordine senatoriale, l'aristocrazia del denaro e della nobiltà e l'ordine equestre che era dei militari. Poi veniva la plebe che era il popolo insignificante e la chiesa, che aveva l'ideale di uguaglianza, non doveva tollerare questo.

Tuttavia nel secolo secondo si crea l'ordine ecclesiastico che già divide l'uguaglianza all'interno della chiesa e la distrugge.

Una sfilza di dirigenti da una parte e la plebe cristiana dall'altra. Attenti che non parlo di plebe cristiana a vanvera, se andate a Roma e vedete nella basilica di Santa Maria Maggiore, nell'arco di trionfo c'è uno stemma dove è scritto: SISTO EPISCOPUS PLEBI DEI, (Sisto vescovo per il popolo di Dio), PLEBS era il termine romano per indicare quelli che non avevano privilegi.

Tutto questo avrebbe dovuto far riflettere ma ciò era tanto solidificato che realmente ciò che si può fare da parte nostra è creare un'altra classe (tipo) di relazione.

Non possiamo combattere una struttura ingiusta ma creare una nuova classe di relazione umana dove la gente possa vivere in un altro modo.

DOMANDA: Desideravo sapere che cosa ne pensa lei se a livello di predicazione, di trasmissione si può dire che la chiesa è stata fattore importante, lungo la storia, nel predicare questi tre valori: libertà, uguaglianza e solidarietà.

RISPOSTA: In verità no. La chiesa è un fenomeno tanto complesso, uno la può detestare per i suoi gravi difetti e può ammirarla per le sue chiarissime virtù; perché dentro la chiesa che comprende tutti, non soltanto la gerarchia, si fanno cose buonissime, molto impegnate però se lo vediamo da un altro punto di vista, c'è un abuso di potere incredibile, insopportabile.

Nell’insieme, perlomeno nell'epoca moderna, la chiesa non ha favorito l'uguaglianza, forse la solidarietà, ma fino ad un certo punto, perché raccomandava in una maniera elementare di dare l'elemosina però la libertà e l'uguaglianza no, niente, ha oppresso sempre.

Per questo, quando venne la rivoluzione francese e annunziò quei tre principi (libertà fraternità e uguaglianza), la chiesa inorridì.

Mi ricordo quando alla fine del secolo 19esimo nel parlamento Belga si propose un progetto di legge in cui si diceva che tutti i cittadini erano uguali davanti alla legge, allora Roma e il Vaticano proibì a tutti i cattolici di votare a favore di questo progetto perché la chiesa stava contro l'uguaglianza.

La nobiltà aveva i suoi diritti indiscutibili, mentre il popolo non aveva i suoi diritti e questa distinzione doveva essere sempre mantenuta. Era la famosa unione tra il trono e l'altare.

Le due classi privilegiate (trono e altare) da un lato e dall'altro si difendevano coalizzandosi contro le aspirazioni del popolo.

DOMANDA: Allora è capitato un po' ciò che lei diceva "aspettavamo il Regno di Dio ed è venuta la chiesa", questo è molto duro, no?!

RISPOSTA: Si, molto duro.

DOMANDA: Il sacramento della confessione allora come si deve intendere?

RISPOSTA: Il sacramento della confessione non si capiva perché non c'era Il sacramento della confessione auricolare da bocca a orecchio, appare nel secolo sesto, non è una cosa istituita da Gesù e non ha nulla a che vedere con la chiesa primitiva.

Furono dei monaci irlandesi con San Colombano e compagni che vennero in Europa al tempo dell'invasione dei barbari e i barbari erano effettivamente barbari.

Si battezzavano in massa ma non avevano ancora i principi cristiani e neppure alcun principio etico.

Allora questo monaco (S. Colombano) per educarli e dar loro alcuni principi etici elementari, non ancora cristiani ma pre-cristiani, cominciarono a introdurre la confessione auricolare e avevano le loro tabelle (liste): sulla parte sinistra erano indicati delitti, adulteri, furti, omicidi, rapine, saccheggi, ecc.. e nella parte destra vi era segnata la penitenza corrispondente.

Poiché i preti erano anch'essi abbastanza barbari come il popolo: per un assassinio davano 40 anni di digiuno (o dico quasi come una caricatura); veniva il barbaro e il prete gli diceva confessandolo: "tu quanti omicidi hai fatto?", per esempio "7 omicidi" e il prete: "280 anni di digiuno".

Questo era un espediente per civilizzare un popolo che era tremendamente barbaro, per dargli un senso morale, per fargli distinguere ciò che era bene e ciò che era male.

Però perpetuare questo oggi proprio non va. Ciò non si può giustificare facilmente.

DOMANDA: La fede non è un dono di Dio, ma è una conquista della persona che la possiede?

RISPOSTA: La fede è la risposta ad un invito, ad una interpellazione (chiamata).

Dio chiama tutta l'umanità e a tutti offre il suo amore e la possibilità di vita e di pienezza.

-FINE-