Cari amici,

non so bene perché vi scrivo queste righe, ma so per certo che le scrivo principalmente per me.

Il desiderio di comunicarle a voi deriva dal fatto che penso di essere tra amici fraterni pronti ad ascoltare, aiutare e correggere.

Raramente tra di noi nascono discussioni o scambi di opinione sul significato del nostro “essere cristiani”. Quando questo avviene mi rendo conto di non avere quasi mai parole per intervenire. Ciò potrebbe significare che il mio “essere cristiano” è talmente scontato o talmente ovvio da non meritare alcun discernimento.

Ma è proprio così?

Mi viene il dubbio invece che ciò possa significare che questa appartenenza sia invece come un abito da cerimonia che può essere indossato in determinate circostanze, oppure come uno “status”, un attributo accidentale della mia persona, qualcosa di molto simile a essere “italiano” o “napoletano”.

Poiché mi rendo conto che la fede è qualcosa di molto diverso da una cittadinanza, mi accingo a occupare un po' del mio tempo per capirne di più, e voglio farlo pubblicamente, sperando di ricevere consigli e correzioni.

Chiedo fin d'ora scusa se userò una procedura sintetica e schematica, ma non voglio correre il rischio di cadere in discorsi prolissi e tanto meno in sterili giri di parole.

      Cristiano per tradizione

      - Penso che se uno dice :

      Io sono cristiano perché mio padre è cristiano, mia nonna era cristiana e non riesco a trovare nella mia famiglia un avo che non lo sia stato.”, questa persona ha tutto il diritto di non vergognarsi se non sa dare altra spiegazione. Piuttosto penso che, date queste premesse, se non altro dovrebbe qualche spiegazione se non lo fosse.

          – La tradizione, così denigrata dal pensiero razionale, è la sicurezza dell'uomo semplice, dei “più piccoli”   nell'accezione evangelica. E' garanzia perché si basa sulla fiducia in chi la tramanda, il più delle volte i genitori.

      Cristiano per cultura

      - Tuttavia la maggior parte di noi non si accontenta di questa giustificazione. Più è evoluta la nostra cultura più questa motivazione ci pare insufficiente.

      - Anche per me, per quanto possa capire coloro che si appellano alla tradizione, quest'ultima non può rappresentare una motivazione sufficiente, non perché mi ritenga colto, ma semplicemente perché mi sono nutrito a lungo di cultura scientifica e tecnica. Ma poiché io sento di voler essere cristiano, allora devono esserci altre cose che alimentano questo desiderio.

      - Se uno dicesse:”Io sono cristiano perché condivido le idee di Gesù”, lo riterrei un buon motivo per esserlo.

      La mia struttura mentale mi fa accettare anche questa motivazione. “Ho letto quello che ha fatto e detto Gesù, lo condivido, e cerco di improntare la mia vita secondo i principi che deduco da queste convinzioni.” E' un processo logico che ritengo coerente.

      Forse sono anch'io un “cristiano per cultura”. Ma dalla cultura scaturisce veramente un impegno di vita? O forse questo appellativo, che tanto desidero, ha lo stesso valore di altri come “idealista”, “materialista”, cioè la sequela di un “ismo” di turno?

      – “Cristiano e basta

       – La seconda specificazione che ho considerato può appagare molti, ma c'è ancora qualcosa che non mi convince. Dopo tutto il Cristianesimo non è una filosofia di vita e neppure una “religione”, come molte menti autorevoli e per nulla eretiche hanno affermato, ma è semplicemente un evento strettamente legato a uomini, cose e tempo riportato oralmente e per iscritto fino ad oggi.

      Ma chi oggi è disposto a mettere in gioco la propria vita per “sentito dire” anche se da persone care e fidate? Specialmente quando i fatti sono assolutamente incontrollabili e ormai lontani nel tempo? E quando questi fatti sono semplicemente incredibili? Allora il cristiano non può avere altri appellativi, o forse li può avere tutti, perché mille possono essere le sue motivazioni. E questo, secondo me, è proprio quello che accade oggi. Ognuno di noi ha un suo cristianesimo, modellato a proprio uso e consumo.

       - Non ho voglia di accettare questa realtà. (si perché è la realtà) per il semplice motivo che i risvolti esistenziali di ciò sono così variegati da occupare tutto lo spettro delle possibilità, in cui è compresa anche la possibilità della contraddizione. Per questo la mia riflessione mi porta a credere che non si possono aggiungere altri attributi alla parola “cristiano” altrimenti si finisce con il diventare qualche altra cosa. Mi devo sforzare di essere “cristiano e basta”.

      Per quanto si possa accettare Gesù per un'infinità di motivi, tutti anche condivisibili, c'è il rischio latente che molte delle motivazioni possibili celino in realtà, in modo conscio o inconscio, una scelta d'ateismo, perché ridurre solo a filosofia o solo a tradizione il nostro essere cristiano significa piano piano cancellare la figura del Padre, che comunque resta il mistero impenetrabile, che non avrà mai una spiegazione razionalmente accettabile..

      Gennaro ha ragione, se non siamo un po' fessacchiotti non possiamo dirci cristiani, perché solo i fessacchiotti non hanno pietra dove poggiare il capo.

      - Conclusione

      Mi accorgo che la mia riflessione si arena, non riesco a trovare altri argomenti e non desidero essere prolisso.

      Faccio adesso uno sforzo di sintesi per dare una chiusura a questi pensieri strampalati.

      Nel fare ciò corro il rischio  di somigliare al sacerdote predicatore (senza offesa per sacerdoti e per i predicatori ). E' l''ultima cosa che desidero fare.

       Qualche sacerdote di nostra conoscenza, invece, ci dice continuamente che Gesù ci ha indicato la strada per raggiungere la “pienezza di vita”, e che questa realizzazione può avvenire solo se si è come Lui, con tutte le conseguenze esistenziali che ne derivano. Questa affermazione nel momento in cui la trascrivo sulla tastiera del computer mi suggerisce un'ultimo pensiero, cioè che in fin dei conti “l'essere cristiano e basta” è semplicemente sforzarsi di vivere come Lui ( ma il  più delle volte non ci conviene farlo ), in modo coscio o inconscio non conta, e tutti gli altri attributi che si potrebbero individuare nulla aggiungono e nulla tolgono.

      Addirittura mi viene voglia di dire che se anche io non conoscessi Gesù ma agissi come Lui, per il Padre sarebbe la stessa cosa.

      Il messaggio è così semplice che tutti lo possono capire. Il problema è che vivere come Lui è estremamente impegnativo per qualsiasi uomo.

Perdonatemi se sono stato noioso, del resto se siete giunti fin qui, in fondo avete superato la prova.

Un abbraccio a tutti

Roberto